Nel nostro paese sessanta italiani su cento non leggono libri. Il mercato dell'editoria ha un fatturato complessivo di due miliardi e mezzo di euro. Una cifra inferiore al fatturato della Barilla (che supera i tre miliardi) o della Ferrero che da sola arriva a nove.
L'intera filiera composta da scrittori, editori, lettori, librai, distributori, promotori, addetti vari (editor, ghostwriter, addetti stampa), si presenta con un turnover altissimo con editori che chiudono dopo tre anni di attività, scrittori che vincono grandi premi e vendono centomila copie e che già al secondo libro sono meteore, librerie che aprono e chiudono nel volgere di una stagione, distributori e promotori che corrono come trottole (spesso a vuoto) e un popolo sommerso di schiavi, partite iva, stagisti, che passano da una esperienza all'altra finendo poi per andare a lavorare come commessi in qualche supermercato.
E non diciamo dei lettori. Pigri, suggestionabili, al limite della circonvenzione d'incapace, sottomessi e terribilmente soli. Quelli "forti" sono una razza in via di estinzione.
In tutto questo abbiamo omesso quelli che una volta venivano definiti "critici letterari", ovvero quella figura super partes che riceve un libro, lo legge e lo recensisce. Oggi sono pochi coloro che possono (e forse dovrebbero) stroncare tutto quello che gli arriva e che "devono" recensire. E qui il primo guaio. Per troppi anni i lettori si sono visti propinare come capolavori, ciarpumai di pessima scrittura e dopo troppe fregature i lettori non si fidano più degli inserti. Insomma le recensioni sui giornali oggi "non spostano più neppure una copia".
Allora cosa fare per promuovere un libro e far conoscere un autore. Il Contropremio Carver è nato quindici anni fa proprio con questo scopo. Leggere e scandagliare ma anche cercare di costruire una struttura che possa aiutare chi merita a raggiungere i lettori.
Prima di partire a Roma nel 2003 ci siamo dati alcune regole.
Il primo punto che ci siamo prefissati è stato quello di decidere di premiare i libri e mai i nomi o i marchi editoriali; il secondo avere le mani libere da legacci o "consigli". Per questo non prendiamo assegni da enti, amici degli amici o da editori "consigliati", ma teniamo una tassa di iscrizione. Bella o brutta che sia ci permette di fare da quindici anni un Contropremio.
Terzo punto amare la lettura e sapere di cosa si parla. Porre dunque al centro del nostro lavoro solo e sempre i libri.
Questo è il Contropremio Carver e siete curiosi di vedere se ci siamo riusciti in tutti questi anni a premiare qualcuno che poi con unghie e denti è diventato uno scrittore o una scrittrice leggetevi nella Confraternità del Carver qualche nome. Ecco il link.